Oratorio La Testuggine

Per info: oratorio@parrocchiapasiandiprato.it

Che cos’è l’oratorio?

Risposta facile: l’oratorio è il luogo dove giocano i bambini.
Bella risposta! Voto: 2.

Due, non uno, in quanto l’oratorio è anche il luogo dove “giocano i bambini”. Ma una risposta simile è decisamente riduttiva: non va bene. Beh, allora proviamo a formulare qualcosa di più… di più… di più completo: l’oratorio è tantissime cose.

Iniziamo dicendo un non: L’oratorio non è solo animazione. Si, perché se in oratorio ci sono cose come il coro e tutti quei milioni di occasioni di incontro per i giovani, allora si va ben oltre al “sabato pomeriggio”. Di conseguenza, per essere in oratorio, non è necessario essere animatori.

A proposito di animatori, essi hanno ribattezzato fattore-O alcune delle cose che leggerai qui sotto. “O” come oratorio, ovviamente! Come a dire che l’oratorio senza una di queste cose non è completo, non è oratorio. Andiamo a scoprire questo “fattore-O”… e molto altro!

Se fosse… un oggetto?

L’oratorio è un’àncora, un’àncora niente meno che a quella fonte di felicità che è l’insegnamento di Gesù: mai ho sentito di un cristiano triste, se coerente con questa fonte. Tu si? Non a caso, uno degli elementi del “fattore-O” è la fede.

L’oratorio è un treno che passa ogni tanto per tutti. Tutti! Tutti, anche chi non ne vuole sapere. Ogni tanto passa. Se non sali non puoi sapere come sarà la destinazione. Resta pure fermo dove sei, se lo vuoi, io preferisco guardare com’è il mondo.

L’oratorio è trovare il verso giusto di due calamite. Da una parte esse si respingono, in modo che nessuna possa stare insieme all’altra. Ma se le giri allora esse si vengono incontro, come due innamorati: “venirsi incontro a vicenda” è uno dei sinonimi della parola amore: se vuoi bene ad una persona allora la cerchi, ti interessi, ti comprometti: ti muovi verso di lei. Interessante, mi piace, si può fare. Anche se è faticoso, ma… ne vale la pena, ti vengo incontro!

L’oratorio è un binocolo che ti fa sembrare più vicino il luogo dove devi arrivare, la meta della tua vita: trovare la tua strada. Si, perché la tua strada c’è già ma Dio non ci ha dato in dotazione i navigatori per la vita. Il binocolo però si: se vedi la strada vicina, è anche più facile raggiungerla. Senza binocolo rischi di finire nel fosso, fuori strada.

L’oratorio è una di quelle luci della strada. O meglio, tu dovresti essere come una di quelle luci, che illuminano la strada anche quando è buio. La strada non è solo in oratorio ma anche a casa, a scuola, con gli amici, eccetera. Fai luce, mi raccomando, usando le cose scritte qui. Di gente che vuole il buio ce n’è già troppa, ahinoi. Anzi, perchè non inviti questi tenebrosi a fare un salto in oratorio? Ah, dimenticavo: non spegnerti.

L’oratorio è un bastone che quando sbagli ti aiuta a rialzarti. A patto, però, che accetti il suo aiuto con umiltà.

L’oratorio è cemento. Non perché è fatto da muri, ma perché quelle bellissime differenze che ci sono tra noi non sempre si incastrano bene. E siccome ogni rottura è per definizione negativa, occorre un ambiente e un clima che, con malta e stucco, suggerisca come incastrare bene le differenze. Attenzione, non ad eliminare le differenze! Sai, il cerchio è la figura perfetta, data dall’insieme di infiniti lati. Ma hai mai provato ad incastrare i cerchi? Non si riesce! Le nostre differenze, come un puzzle, sono fatte per essere incastrate… e non per essere eliminate. E se le incastriamo bene, ne esce un meraviglioso puzzle! Wow, chissà chi ha disegnato un puzzle così bello! Io un’idea ce l’avrei anche…

Se fosse… a scuola?

L’oratorio è la pratica. Il catechismo è la teoria, la S.Messa è la verifica. Ma si sa, senza la pratica e senza la verifica non puoi andare avanti. La teoria, per quanto giusta, non è sufficiente: va applicata. Un po’ come a scuola (con le dovute variazioni): il prof può spiegare benissimo, ma se non fai gli esercizi e non fai la verifica resti indietro. L’oratorio è la pratica, sono “gli esercizi”: se pensi bene, infatti, in parrocchia non hai altre occasioni per confrontarti con gli altri, metterti in gioco, far vedere che anche tu, anche se non lo sai, vali eccome. E allora buttati!

Abbiamo parlato di scuola: possiamo dire senza problemi che l’oratorio è una scuola di vita. E, come la scuola, ti insegna qualcosa. Se ti ostini a “giocare con il cellulare”, come a scuola, non puoi trarne alcun beneficio.

Se fosse… un concetto?

L’oratorio è umiltà, e umiltà non è dire “che sfigato che sono”. Umiltà è accettare sé stessi e capire che sei chiamato a diventare qualcosa di grande, di immenso. Umiltà è fare ogni giorno un passo verso questo “qualcosa”, facendo attenzione a non sbagliare strada! Qual è l’opposto di “grande e immenso”?

L’oratorio è coerenza. Ma in generale lo è qualunque cosa… quanto fastidio ti danno le persone incoerenti, o addirittura ipocrite? Grrrr, roba da far bollire il sangue! Ecco, considera ora che se sei una persona “da oratorio”, se sei cristiano/a, allora ti viene chiesto di essere coerente con l’insegnamento di Gesù. Eh, difficile a dirsi… ma se ce la fai ottieni due grossi benefici: innanzitutto vivi bene e sei felice, in quanto sei davvero libero. In secondo luogo non sei come una di quelle persone incoerenti che fanno bollire il tuo stesso sangue. Non farlo bollire agli altri!

L’oratorio è accoglienza. Tu sei così, vali per come sei, chi sono io per giudicare la tua persona? Chi sono io per escluderti una opportunità? Dai, vieni, non hai nulla meno di me.

L’oratorio è maturità. Se vuoi restare bambino tutta la vita, fai pure, resta indietro anche stavolta. Qui si cresce. Rispetta i momenti, rispetta le cose, rispetta gli altri e il loro lavoro, rispetta te stesso, rispetta Dio: è uno dei primi passi verso la maturità.

L’oratorio è servizio. Al servizio di quel bambino che è al tuo fianco, ma anche di quel giovane che non vedi mai perché “non gli frega”; servizio in quella parrocchia in cui viviamo. Si, il servizio, hai capito bene. Se pensi che sia soltanto “roba da schiavi” allora non hai ben chiaro il senso della parola.

L’oratorio è difficile. Difficile tutto quello che c’è scritto qui. E pensa che non è nemmeno tutto, ci vorrebbe un blog apposito. Tremendamente difficile, ma talmente bello che non lo si cambierebbe per nulla al mondo!

L’oratorio è attività. O meglio, è formato da bambini, ragazzi e giovani attivi. Se te ne stai sempre in un angolo muto come un pesce, che beneficio ne trai? E cosa sei per gli altri?

L’oratorio è crescita, quella giusta. Trovare la tua strada, il tuo posto, la tua vocazione. Che è sinonimo di educazione. Che è guarda caso sinonimo di felicità.

Se fosse… un’azione?

L’oratorio è ascoltare e comprendere. E chi non ne ha bisogno? Tutti noi abbiamo una storia. Ma c’è qualcuno che si interessa di noi, a cui possiamo raccontare la nostra storia? E che capisca questa storia? La ricerca, in realtà, è meno difficile di quanto pensi: Uno c’è sempre. E forse anche più di uno.

L’oratorio è contare fino a dieci prima di dire una cavolata. Anche se quell’idea che no appena sentito mi fa… non lo sopporto, quello mi fa… uno, due, tre, …

L’oratorio è incontrarsi. Tramite il cellulare e tramite Facebook non incontri un bel niente. Sai, hanno inventato gli smile per trasmettere le emozioni tramite i messaggini. In parte ce l’hanno fatta, ma siamo ben lontani dall’adrenalina di un incontro atteso o dallo sguardo che dice più di cento parole. Che ne dici? ????

L’oratorio è giocare di squadra. Nessuno può mai farcela da solo, in nessun ambito della vita: né da piccoli, né tantomeno da grandi. Siamo una squadra, giochiamo per fare gol tutti assieme. Neanche Di Natale è capace di segnare in solitaria partendo dalla propria porta.

L’oratorio è sorriso. Il sorriso della persona che abbracci quando arrivi, o del bambino a cui per scherzo rubi trionfante una delle scarpe. Il sorriso di chi si è sbucciato il ginocchio, ma ti sorride se gli dici, sconsolato, che gli resta solo l’amputazione della gamba. Diceva Madre Teresa che se conoscessimo la potenza di un solo sorriso potremmo cambiare il mondo. Inizia a cambiare te stesso e fai un sorriso adesso, davanti al monitor.

Fatto?

Renditi conto: hai sorriso al tuo schermo, ad un grumo di pixel. Sei inequivocabilmente un pirla. Ma non stai meglio? Figurati quando sorridi ad una persona…

Se fosse… uno stato d’animo?

L’oratorio è serenità. Quella serenità che ti fa dire “che bello” ogni volta che osservi ciò che in oratorio accade. Che bello, sembra quasi un luogo fuori dal mondo. Che bello!

L’oratorio è amore. Bingo, la parola più abusata dei nostri giorni! Vedere bambini che pur non essendo in classe insieme si abbracciano perché hanno vinto un gioco, ragazzi che fanno la pace dopo un diverbio, animatori che si spendono come non mai per bambini di cui non conoscono nemmeno i nomi dei genitori ti fa dire: perché? Evidentemente ci deve essere qualcosa di importante, sarebbe irrazionale legarlo.

L’oratorio è felicità, per tutte le cose scritte in questa pagina. L’oratorio è fatto da persone allegre. Quelli sempre seri avranno l’aria da figo… ma oltre all’aria, di figo hanno ben poco: loro non si abbassano a sorridere ad un monitor. Tu come vuoi essere?

L’oratorio è solo un cortile, o una sala. Eppure c’è tutto questo. Noterai che non si tratta solo del “luogo dove giocano i bambini”, anzi.